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Archive for ottobre 2007

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte, fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

(Italo Calvino, Le città invisibili)

Questa citazione di Calvino mi ha fatto molto riflettere…

Una volta ho incontrato una persona che mi ha detto che avrebbe preferito andare all’inferno piuttosto che in paradiso… perché lì era certo sarebbe stata in buona compagnia…

Nell’inferno quotidiano in cui talvolta siamo costretti a vivere… in questo meccanismo di vita frenetico e assurdo… c’è chi preferisce conformarsi alla massa scegliendo di vivere l’inferno, di appartenergli, di esserne parte viva… e così facendo dopo un pò tutto diventa scontato e normale… non si percepisce più il disagio… l’assurdo… l’ipocrisia…

come si suol dire: “Mal comune mezzo gaudio!”

Ci sono quei pochi che invece non si arrendono alle circostanze… al lifestyle dei più… e si ostinano a ricercare in questo sfondo paesaggistico infernale quel qualcosa che si distingua dal resto… e cercano qualcuno con cui confrontarsi che sia “vero”… saturi dei fantocci che il “mal costume” della società ci propina…

Io sono una di quelli che è alla ricerca del “buono” nascosto anche nei posti più impensati… una di quelle che ancora sogna che ci sia una via per risvegliare le altre menti folli e addormentate…

Credo che non sia tutto buono quello che la società ci offre come pure credo che non esista solo l’inferno…. Spesso camminiamo in bilico come equilibristi tra il bene e il male… tra il “buono” e il “cattivo”…

Il segreto è saper scegliere…. semplicemente… senza conformarsi..

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Ho incontrato un cieco ieri per le vie di Roma… Immerso nel caos cittadino… in tutta quella confusione quasi non riusciva ad orizzontarsi ed ho notato che si trovava in difficoltà per attraversare la strada… troppi rumori lo circondavano e lui, forse, ne era smarrito….

Gli ho offerto il mio aiuto ed il mio braccio e lui ha accettato di buon cuore ringraziandomi mille volte…

Questo mi ha fatto molto pensare… e tutt’ora non riesco a smettere di pensare a questa lezione che ho imparato: ho compreso che, a volte, dobbiamo trovare il coraggio di riconoscere i nostri bisogni… di ammetterli a noi stessi… a volte dobbiamo trovare l’umiltà di accettare la mano che gli altri ci stanno tendendo …

A volte siamo disposti a dare ma non siamo disposti ad accettare…. questo dimostra un ammutinamento del nostro sistema comunicativo… è come se viaggiassimo su una sola frequenza… e non possiamo così percepire le onde sonore che l’altra dimensione ci trasmette… dobbiamo lasciare aperte le porte… le porte del nostro animo e dobbiamo dare spazio all’umiltà nella nostra vita perchè questa ci renda ricchi…

Già…. perché come quel cieco senza vista si è avvalso della guida del mio braccio così i nostri bisogni possono essere colmati dalla presenza di altri nella nostra vita… dal loro intervento puntuale…

Questo mi fa pensare anche alla mia esperienza cristiana… al mio rapporto con Dio… molte volte  Egli ha colmato i vuoti del mio cuore dopo che io Gli avevo confessato il mio bisogno.. e mi sovvengono le parole di un verso biblico che dice: “quando sono debole, allora sono forte…”

C’è  una condizione di debolezza che ci rende forti… quella in cui siamo disposti a ricevere… quella che ci mette in condizione di imparare da ciò che ci accade… quella che seppure ci mette dinanzi le nostre difficoltà ci mostra la grandezza di ciò per cui stiamo lottando…

Riconoscere i propri bisogni è l’accettare di non essere “soli”… è un ponte verso gli altri… è uno spazio aperto verso la felicità… verso una crescita produttiva del nostro essere…

…è l’accettare che qualcuno ci rialzi quando siamo caduti… è l’afferrare la mano del soccorso mentre, durante la tempesta, rischiamo di annegare…

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Tutto si fonde come dentro la magia di un carillon nella mia testa.. tutto diventa festa… anche la tempesta…

Dentro le strofe della mia canzone ho perso le parole ritrovando me stessa..

Passato e futuro s’assomigliano al presente…si revisiona il quotidiano immantinente ridipingendosi delle tinte d’un tempo… Mi chiedo se quest’aria che respiro l’ho già vissuta ieri o se è soltanto il sogno di ciò che incontrerò domani… E mi sento un’intrusa spettatrice nella vita d’un altro cuore..invisibile presenza la mia… mi par quasi d’ascoltarlo respirare mentre dorme… silenziosamente… L”avvolgerei in una coperta di stelle per scaldare il suo dolore… il suo inspiegabile torpore.. come un fantasma m’aggiro tentando di annusarne il profumo…cammino scalza per non disturbare e passo inosservata.. come una fata innamorata che ha scelto di non incantare… quello il mio mondo da esplorare…la vita a cui, inspiegabilmente, sento di partecipare… e muovo passi adagio su quel cuore.. quasi avessi paura di un inevitabile contagio portatore dell’immenso che smarrisce…

La mia invisibile presenza nei cortili di uno strano conosciuto… quasi mi fosse da sempre appartenuto…posso vedere anche senza essere vista… sono un fantasma che sa osare…un fantasma che si ferma a contemplare…

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h 5.45 del mattino: il dolce suono fiabesco della mia sveglia desta la mia attenzione costringendomi a spalancare gli occhi sul nuovo giorno… mi alzo e in fretta mi preparo indossando gli abiti accuratamente scelti e preparati la sera prima, per non fare tardi…

Esco di casa… è ancora buio fuori ma io indosso i miei occhiali da sole perché il giorno brilla troppo.. ha troppi colori… troppe emozioni da dover controllare…

E lì.. alla stazione… c’è l’ autobus che aspetta…

Prendo il mio posto vicino al finestrino e proprio in quel momento comincia la mia giornata…

Comincia il viaggio mattutino quotidiano verso il mio mondo interiore…

Nelle orecchie la mia musica di sempre e si parte….

Sorseggio lentamente la mia colazione al cioccolato… sapore che mi accompagnerà durante tutta la mia giornata….

Sì, la mia giornata al cioccolato.. la mia giornata piena di sapori.. piena di volti nuovi.. di nuove indagini e scoperte…

Mi specchio dentro gli occhi della gente e in quel frenetico brulichio di animi ritrovo un pò di me… e sento la mia voce riecheggiare in ogni poesia… in ogni musica… come una nostalgia da poco ritrovata…

Mi sento parte di questa canzone immensa che è la vita… la vita di tutti.. e sento tutti parte di me… come uno scambio continuo e perifrastico…

M’inebrio di questi momenti “energizzanti”, rigeneranti… che curano le malinconie del cuore e accrescono il vigore della mente… mi sento portatrice e catalizzatrice di questa nuova cura che è il vivere la vita in modo pieno…

E torno a casa a sera… le membra stanche e gli occhi assonnati.. e addosso ancora il sapore intenso, deciso, goloso.. di questa mia giornata al cioccolato…

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How long…

Ho ascoltato questa canzone e vi ho letto dentro la mia storia… Vi invito ad ascoltarla… fa parte di me dalla prima nota all’ultimo sospiro…

http://www.mediafire.com/?em3dzujlbjd

How Long

Words & Music by Allison Crowe

It took me so long to understand
who I needed to be for myself
and it took me too long to realize
that I didn’t need anybody else
so now I’m sitting here in silence
and all I can feel is regret
and it seems to be so easy for you now
but its not so easy for me to forget

how long do I have to wait here?
you leave me standing in the cold
how long will it take you to remember
while you’re still alive and growing old
I’m the only one who cares about you

so roll me over
shut me out
if that’s what you feel possessed to do
whatever helps to get you through the night
yeah it may kill me
but I’ll still love you

how long do I have to wait here
you leave me standing in the cold
how long will it take you to remember
while you’re still alive and growing old
I’m the only one who cares about you

I am
I am the only one
I am
I am…

how long do I have to wait here
you leave me standing in the cold
how long will it take you to remember
while you’re still alive and growing old
I’m the only one, I am the only one
I am

you leave me standing in the cold
how long will it take for you to realize
that I am gone?

Già… a volte è impossibile dimenticare… a volte ci potrebbero uccidere ma noi continueremmo ad amare comunque… questo denota che siamo sinceri e che l’amore che proviamo è qualcosa di puro… assoluto… e siamo liberi.. liberi di vivere e di vivere nonostante questo sentimento… liberi di vivere questo sentimento… perché “Soltanto colui che nulla si aspetta è veramente libero…” (Edward Young)

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“Esiste anche una felicità che dà un senso di paura al cuore”

Una felicità che ci consente di sfiorare l’immensità direi… l’indefinito e l’indefinibile… una felicità che allarga la nostra vista fino a non riuscire più a distinguere i confini…

E’ come perdersi un istante… provare qualcosa che dà un senso di smarrimento al cuore.. non comprendere più dove finisce il nostro mondo…

E’ come ritrovarsi su una spiaggia deserta all’alba di un mattino qualunque.. e non distinguere più l’orizzonte che separa cielo e mare…

ci si sente proiettati in una realtà diversa… indecifrabile… che molto spesso ci spaventa.. perchè la nostra mente non può coglierla appieno… non sa come interpretarla.. come viverla…

Leggevo ieri queste parole tratte da un romanzo di Hosseini:

“Disse: <<Ho molta paura>>.

<<Perché?>> Le chiesi,

e lei mi rispose:

<<Perché sono profondamente felice, dottor Rosul, Una felicità come la mia spaventa>>.

Gliene chiesi la ragione:

<<Si prova una felicità così grande solo quando la si sta per perdere.>>”

A volte si teme che questa felicità possa fuggire via… perché ci rendiamo conto che è talmente immensa che non siamo in grado di trattenerla… non ne abbiamo la forza né le capacità…

E’ come il soffio del vento che ci sfiora la pelle… non possiamo afferrarlo eppure è così presente in quel momento su di noi… esercita su noi una pressione… impone la sua presenza…

Così talvolta la felicità… diventa qualcosa di talmente irresistibile… incontenibile che temiamo di perderci in essa per sempre…

Come scrive Ferando Savater:

“La felicità… è un’esperienza che abbraccia piacere e dolore, vita e morte; in definitiva è l’accettare il piacere e il dolore, la vita e la morte”

La felicità è un’esperienza totalizzante io direi… che a volte supera la nostra stessa comprensione umana…

A volte la cacciamo dalle nostre vite perché ci spaventa… a volte la evitiamo perché stiamo troppo comodi nella nostra situazione di apatia che disturberebbe la nostra “quiete” e la nostra finta pace…a volte la ricerchiamo intensamente senza trovarla perché siamo troppo impegnati a cercarla che non ci accorgiamo che è una vita che è lei a seguire noi…

Altre volte,invece, la incontriamo per caso, ci andiamo quasi a sbattere… come qualcosa di inevitabile…

Accoglierla nelle nostre vite è una forma di rispetto nei confronti di noi stessi…

Come dicono le parole di un film:

“Forse non puoi tenere la felicità fuori dalla tua vita come non puoi tenerne la tragedia”

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“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”

                                                                                            (Marcel Proust)

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A volte ci domandiamo come sarebbe se fossimo altrove… se fossimo altri… e continuiamo il nostro cammino saltellando qua e là… assaggiando nuovi sapori….

E viaggiamo alla ricerca di una felicità nuova… che ci possa sorprendere e soddisfare… che sia ancora in grado di farci emozionare… una nuova dose di questa droga interiore di novità che andiamo sempre ricercando…

Ma la vita non si riduce a questa sterile ricerca di “nuove” terre… Potremmo girare tutto il mondo e non trovare nulla che soddisfi i nostri cuori…

Se solo fossimo in grado di aprire i nostri sguardi potremmo accorgerci che non ci sono confini in queste terre il cui suolo calpestiamo da quando siamo nati..

Se solo potessimo vedere quanto è immenso il mondo che ci circonda.. e potessimo per un istante solo perderci nella nostra infinitezza… allora… solo allora potremmo capire… indossando nuovi occhi che consentan di vedere quanto sono ampi gli orizzonti che questa vita ci regala… cominciare a sorseggiare dolcemente questa felicità sconosciuta che da sempre è stata lì…

Poi potremmo continuare il nostro viaggio alla ricerca di nuove terre perché saremmo in grado di apprezzare ogni dettaglio… e ogni posto in cui andremo sarà la nostra casa… sia pure una barca vagabonda in mezzo al mare o un angolo segreto del nostro cuore..

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