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Archive for agosto 2008

Mano nella mano mi hai portata a spasso per un tempo, in braccio quando era necessario…

Mi hai prestato la tua giacca quando avevo freddo e mi hai cantato mille ninne nanne, in francese, ch’erano più dolci..

Tu che m’hai abbracciata mentre piangevo delusa dalla vita, tu che m’ha sgridata quando non capivo.. e poi mi hai chiesto scusa quando eri tu a non aver capito me..

Io e te, come un padre e una bambina, come il giorno fatto e la mattina…

Troppo perfetto a volte per esser consultato…

Eppure cerchi sempre il mio parere, come ad essere approvato

dal mio amore di figlia…

Le cose che ci siamo dette, quelle urlate e quelle sussurrate…

Tu che sai davvero cosa voglia dire amare e che hai amato incondizionatamente,

nonostante tutto…

Vorrei, più spesso, incontrare qualcuno come te…

chissà… chissà se c’è… un altro che mi sappia amare come mi ami tu.

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Dicono che c’è un tempo per seminare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.

C’è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due era meglio parlarci.

C’è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d’estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l’ora muta delle fate.

C’è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c’era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.

È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c’è tempo, c’è tempo c’è tempo, c’è tempo
per questo mare infinito di gente.

Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz’ora sono qui arruffato
dentro una sala d’aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.

C’è un tempo d’aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.

C’è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l’istante in cui scocca l’unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato.

Dicono che c’è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c’era un tempo sognato
che bisognava sognare.

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Io, che il tempo non m’ha fermato, che ho ipnotizzato i desideri e li ho reinventati accordandoli al cuore e alla ragione…

Io che senza protezione mi sono esposta alla vita e che ogni giorno gioco questa partita domandandomi chi sono… ché chiederselo aiuta a pensare…

Nascondo dentro agli occhi la riva di lidi lontani… che vorrei raggiungere… e non importa se dovrò nuotare o volare per toccare quelle sponde ma io so che presto squarcerò il velo che mi tiene prigioniera in questa barca affondata da secoli…

Ho già levato l’ancora e gettato via inutili zavorre… ora comincio a salpare verso il mio nuovo mondo…

Ritratto di me

mentre negli occhi ho disegnata

l’immagine che vedo ora che comincio a calpestare quella strada tanto attesa

la mia Terra Promessa,

ne ho gli occhi

pieni.

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RIDO!

RIDO stanotte

RIDo sulle tue illusioni, ingenue e pretenziose…

RIdo sulle cose che ci portano ad essere ciò che vorremmo essere dimenticando chi siamo…

io sono l’aeroplano che alto si eleva sulla tua iperconsiderazione di te stesso…

rido sulle lacrime amare che ho versato mentre tu interpretavi il tuo ruolo di clown protagonista…

tu grande sterile artista… io dignitosa regina che si è sporcata le mani coi tuoi sogni “commerciali”, con le attitudini di massa, i gusti da supermercato ed i resoconti superciali…

Forse ti mancano gli occhiali per vedere veramente….

Forse ciò che davvero conta per te è solo la corrente unidirezionale delle mode del momento…

ma mi dispiace la mia danza me la ballo sola e in controtempo…

Non mi occorrono i ceroni, le andature robotiche e i più richiesti del momento…

ridO, palesemente, ché altrimenti sarei finta… e non ho voglia di mentire

ma mi ripiglio la mia grinta e la mia voglia di sentire

ché questa vita la so dire anche senza pronunciare il tuo nome…

e non ti chiamo amore… sei solo la rugiada del mattino che s’è sciolta… ahimé… e non ne ho più ricordo.

da qui in poi un’altra storia…

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C’è scesa addosso la pioggia… nel silenzio… noi muti tra le risa e le voci degli altri…
I tuoi capelli bagnati, io nascosta sotto un ombrello…
Non ci siamo detti niente… eppure, per me, è stato parlare come un tempo…
Mi sorgi dentro come imposizione ogni mattina, dolce a colazione, amaro a sera…
E ho in cuore una preghiera che ti restituisca la gioia, portando via la noia ed ogni forma di malinconia…
E ora vivo questa parodia: esserti accanto e non aver la voce per parlare... niente di sensato da dire… ché futili discorsi mi farebbero solo morire...
Occhi… i tuoi che mi fanno nafraugare, che ho paura d’incontrare…
Occhi… i miei che non sanno mentire, che spogli cercano sterili appigli su cui posare lo sguardo e che proclamano il mio amore…
Paura di te, del mio dolore… di questo mio piangente cuore…
ti cerco e ti evito in egual misura… ché mi vorrei nutrire dei tuoi gesti e pur difendere…
Sto ancora cercando l’antidoto che guarisca questo grave mal di te…
ma comincio a sospettare che rimedio no... non c’è
E piango, senza lacrime, ogni volta che t’incontro
vorrei scappare o ti vorrei abbracciare…
Ti penserò così, sotto la pioggia, accanto a me senza dirsi una parola…
eppure ti ho sentito
chissà se hai visto che piangevo

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