Viviamo come in un’eclissi,
dove poco ci è concesso di vedere,
dove la terra, ibrida,
si squarcia e trema…
e il pensiero mio rastrema
con follia e lucidità
e pretende di ingoiare
una risposta…
dove per interposta
il mondo, la natura,
invoca una giustizia
per ora silenziosa
subendo l’angosciosa
successione dei fatti.
Lacrime adesso nutrono il suolo
violentato ora da scosse ora da singhiozzi.
Vittime e carnefici, in questo nostro mondo
abbiamo trascurato di sentirci vivi
e lo scopriamo solo adesso
all’alba del morire.
Senza più niente da perdere e altro da dire
senza più case, più sogni, senza più certezze
ci riscopriamo naufraghi, senz’ armi e sicurezze.
Il nuovo volto dell’infelicità
ci rende indietro parte della nostra umanità
ora che l’uomo va cercando una nuova identità
durante la tragedia, con grande dignità.
Quello che è perso, quello che resta…
silenzio dopo la tempesta.
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