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Archive for the ‘Esistenzialismo esistenziale :)’ Category

Come fai a restare indifferente
Dopo che hai guardato in volto
Una farfalla
E nei suoi microscopici occhi
Hai presentito lo sfilare della
Fragile esistenza.

Un’ impercettibile interazione,
Un incontro effimero e fugace:
I tuoi occhi -in un istante- i suoi scoprire…
Il vivere, e poi rapido
Il morire.

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E poi scopri di aver speso la tua vita in
Un pozzo, costruito a tue spese
Sui tuoi sogni futuri infranti,
Su speranze apocalittiche e presente inesistente.

Fantasmi, vapore e bolle di sapone
Tutta un’estetica illusione,
La tua prigione.

Di invisibili fili e di finte relazioni
Di manipolazioni ed estenuanti emozioni
La tua esistenza, d’esitazioni.

E me ne andrò,
Chiuderò la porta in faccia all’illusione
Lascerò alle spalle ricordi e dolore
Un po’ di cuore, se necessario

E me ne andrò,
E per la prima volta da quando
Ho imparato a camminare
Io me ne andrò…
E incontrerò, ad attendermi,
La Pace.

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Sonder

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Quando la morte è lì

e ti osserva lenta,

nel suo impassibile mantello,

e tu nella tormenta.

 

Tra eternità e realtà

solo una porta:

ci sono chiavi che aprono

universi

e cuori, come il mio,

pieni di prigionieri.

 

Su quella porta prostrata la speranza

e più non so chi è prigioniero

se loro dentro, o io fuori dalla stanza.

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Eppure,

nel bene e nel male

incondizionatamente

stare.

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La vita in me urla più forte di ogni altra ragione
Ci sono troppi compromessi da difendere
E troppo poco amore.

Flebili fuscelli in balìa del vento
Padroni
nemmeno di noi stessi e del nostro battito
Eppure ci fregiamo di conoscere
E conoscerci…

Povere anime foglie
Momenti siamo
Su di un pentagramma
La musica si percepisce
Solo di lontano
E non conosceremo mai l’intera melodia

La mente è un’idea vaga e acquerellata
La verità nessuno ora la sa
Siamo la promessa e ci illudiamo d’esser completezza.

Non siamo numeri, idee, e lotte per la libertà
Noi siamo il risultato di un’opinabile realtà.

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Ho urlato così forte

che ho perso la voce.

Inciampando in un pianto

ho ritrovato la pace.

 

Il silenzio era meno freddo

di come lo avevo immaginato.

Era un albero con fronde

di nuvole nella desolazione.

Era nel mezzo della solitudine

promessa di consolazione.

 

Aveva il volto di un sogno

intravisto fra le lacrime

era l’arrivederci esausto

della disperazione.

 

E così, ho preso la penna

ed ho scritto.

E con l’inchiostro ho cancellato

il mio dolore.

 

Fra nuvole e immagini, fogli e parole

attimi in me

fronde di restaurazione.

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Porte chiuse a chiave. Stanze segrete.

Luoghi e pensieri custoditi all’ombra, a volte vite intere.

Farse, copioni, essere o apparire?

Ci sono cose che si svelano all’alba del morire.

ci sono stanze che si schiudono

solo quando le persone non ci sono più…

cassetti che si aprono, verità nascoste

Eredità lasciate postume che perdono di significato

e forse si perdonano più facilmente,

e forse si dimenticano finanche.

Ci sono libri che raccontano di queste storie

Libri che forse noi non leggeremo mai

se non al capezzale di qualche moribondo che

ormai alleggerito dal peso della vita, si netta la coscienza

con tratti di esistenza un tempo tenuti nascosti.

Ci sono posti in cui son conservati libri

ci son sigilli che comunque prima o poi verranno aperti.

Nella notte dei tempi

chiudendo gli occhi qui

noi stupiremo  di risvegliarci altrove

dove i nostri libri avranno ancor valore,

dove tutto il male non verrà scordato, né il dolore.

I libri, sì, verranno letti ancora,

senza riserve, senza sigilli e senza pietà.

Sarà allora forse vera libertà.

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500 grammi di inquietudine,

quando ti mancan l’aria e le parole.

Quando la mano, costretta, trema

al pensiero del meraviglioso,

e tu non puoi descriverlo che in poche righe.

Come imprigionare un pensiero

con ali troppo grandi per non poter volare.

Come aver visto la luce

e non trovare la chiave per descriverla al mondo.

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Immagini nascoste alla coscienza

si celano segrete qui

tra stralci di esistenza.

In questa notte triste in cui

il desco è oramai spoglio

e piatti spettinati, e briciole sulla tovaglia.

Rantola la mia inquietudine

vestita goffa d’abiti usurati

di orgoglio e miseria.

Ed è un memoriale a quei giorni

spesi a tentar d’essere,

tra tutti, me stessa.

Ed eccoli lì tutti adorni

di notti spese a tessere,

trai libri, stanchezza.

Il tempo ci concederà il riposo,

anche, d’amare i nostri umani limiti

noi fragili figli di Eva

tessuti d’argilla e d’alito vitale

di meraviglia e anelito infernale.

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