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Foglia

Foglia d’autunno
Posatasi sul bordo stanco di
Un marciapiede in sordina,
Regalami un sorriso
Stamattina
Ricordami che cadere
A volte significa ricominciare
Ricordami che si può sempre amare
Una nuvola intrusa
Portatrice di pioggia…

Lì, spiaggiati su un tempo ormai dimenticato
I miei pensieri si levano e volteggiano
Nel vento…
E tu, foglia, insegnami a danzare
Nelle mille e una incertezze
Di questo nostro tempo di passaggio.

foto di Danilo Pelliccia

Caro nonno Paye

Caro nonno Paye,
Quasi non ci credo
Che ti ho visto poco fa
E già te ne sei andato,
Questa volta finanche più lontano di me.
Ed io che t’ho stretto la mano così forte
Per tenerti più vicino ancora un po’, e
Per paura di lasciarti andare.

La tua presenza sommessa
Ha lasciato un solco profondissimo,
E l’eco dell’assenza urla l’abisso
Del boato che hai lasciato.

Tanto ti ho amato, e questa volta ho pure potuto dirtelo e ripetertelo fino a quando
Eri quasi stanco di sentirlo.
Ho voluto che lo sentissi bene
E lo ricordassi per sempre.

Per sempre ti ricorderò,
Come si ricordano coloro
Che entran di diritto a far parte
Del tuo cuore, della tua vita
E della tua famiglia.

Gente

Troppa gente incontrata
Inaspettata
Spiazzata
Poi scomparsa a caso
Vittima di una roulette viziosa,
Sparpagliata a pezzi
Tra i ricordi
Quasi ridenti di giorni andati.

Troppe agonie,
Lucide e taglienti,
Misteri sottilissimi
Espressi solo a patti silenziosi
E timidi inchiostri.

Troppe trame intricate
Impastate tra gli incastri dei miei cassetti
Mobili a memorie
Malinconie struggenti
Poesie dette e ritrattate
Ritratti mai fatti di promesse inesaudite

In tutto questo il tutto universale
Una spolverata di zucchero a velo
Sulle amarezze e le lacrime di una ragazzina
Sulle attese affannose
Di questi giorni qui
Dove ora siedo
Sul mio trono
E rido,
E sorrido
Di questa storia dagli occhi ingenui
E i tratti metropolitani.

Quanti addii

Quanti addii a quanti pezzi di vita
Durante questa salita.
Quanti sorrisi silenziosi
Mi hanno accompagnata dalla mia infanzia
Fino a qui.

E ora addio, anche a te
Una figura tenue sullo sfondo
Dei ricordi
Del nostro essere tutti
Una grande famiglia.

Mi mancherai anche tu
Come per sempre
Mi mancherà l’eco di una stagione
Che volge al termine,
Tramonta,
E poi declina.

Inno al distacco

Siamo
Soli
Col nostro
Senso di piangere.
Una sommossa
Di Silente
Solitudine.

Stracci fradici
Versi spiegazzati
Di storie stanche
E singhiozzi affranti.

Siamo
soli
Col nostro senso
Di scegliere.

Soffocanti
Suoni stridenti
Scene scartate
D’istanti passeggeri
E momenti scaduti.

Siamo
Soli
Col nostro senso
Di essere

Scatole vuote
Senza promesse

Sempre.

Spaiati
E provvisori…

Fino a sera.

Preghiera alla Primavera

Nuvole rosa e petali di seta
Respiri inafferrabili
Fortissimi
Su foglie timide e fluttuanti.
È la primavera
Che risveglia i sensi
Col suo candore pastello
E il suo fare menestrello
Ci racconta nuovi capitoli di vita.

Qui si schiude l’opportunità,
Su un ramo di ciliegio in fiore
Su neve di mimosa che assola tra le strade

I tuoi profumi
Non li scorderemo mai
Torneranno a trovarci in inverno
Quando il gelo ci avrà ghiacciato
Il cuore, le ossa e la ragione…

Allora tu ricordaci di ritornare
A vivere
Possa la tua assenza farsi presenza.
Prendici per mano
E conducici all’altra riva
Intatti.

Serenissima

Ali di gondola e gabbiani
Sfiorano silenziose il tuo mare
Navigare ripercorrendo le tue mète
I tuoi vicoli e canali
Colmi di acqua e meraviglie.

Tu profondissima,
I tuoi fondali pieni di segreti,
E tesori, di storie di avventure
E di amori
Di viaggi lontani
Di Presagi strani
Porte che si aprono su altre storie
Ed altri mondi.

E ti ritrovi specchiata
Nella tua stessa te
Una maschera caduta da
Un tramonto mozzafiato,
Tuffatosi distratto nel tuo blu.

E ti ritrovi a guardarla la sera,
Riflessa tra le luci sui pontili
Le strade colorate
Risplendono di passi selciati…

E li, nella laguna, incorniciata dalla luna,
Se ne sta nascosta tra le sue leggende ed i suoi vicoli.
Una cartolina nei tuoi ricordi
Un quadro perfetto sul far della sera.
E tu la guardi accarezzata dal
Profilo di una barca

E mentre tu la guardi, Venezia guarda te.

Compagni di una sera

Abbiamo condiviso chilometri di
Strada, ed un cielo stellato
Senza incontrarci mai.
Ci siamo trovati,
Superati
Persi
Ritrovati
Senza sapere neppure dove stavamo
Andando,
Ognuno per la sua destinazione
Fatalità, nella stessa direzione.
Chissà dove ti porterà la strada
Il viaggio ci ha resi
Compagni di una sera
Per caso o per destino
Non lo sapremo mai.

Inverno

L’inverno è un ciuffo confuso
Fuori da un cappello
Dove il sopracciglio insicuro
Si perde tra il capello e i suoi pensieri…
Un ciuffo d’erba brinato
Fuori contesto
-inatteso
Un attacco di inquietudine
Durante il temporale.
È il vapore silenzioso del respiro
In un pomeriggio gelido,
Stampato a singhiozzi
Su un asfalto ghiacciato
E sui vestiti miseri, indifesi,
Che tentano invano di coprirci.

Siamo tutti così nudi di fronte al freddo!
Chi più, chi meno, soccombiamo al suo
Ritmo incalzante, al respiro rapido e stracciato, agli arti fiacchi e inerti

Ci si abitua a tutto, ci hanno detto
Ci si abitua ai singhiozzi di gelo,
Al contatto tagliente con la pelle cruda
Al freddo sibilante che spazza via il tramonto e si trasforma presto in tramontana.

L’inverno è Il tacco gelato impastato nella
Nebbia
Il crollo lento di ogni tua certezza
È lo stacco -scacco matto- dalla temporaneità
Per navigare di colpo
-a strapiombo- un silenzio infinito.

I nostri signori sogni

Tutti i miei sogni
Fracassati in un cassetto
Troppo stretto
Stracciati
Strappati

Tutto troppo in fretta
Troppo poco silenzio
Per pensare

Troppe solitudini da accordare
E lacrime calde da ricordare…
Naufraghiamo nei nostri giorni
Nudi.